PROCIDA : UNA PERLA NEL GOLFO DI NAPOLI

Nel Golfo di Napoli, l’Isola di Procida, con una notevole densità umana,
nonostante la superficie sia di appena 4 chilometri quadrati.
L’isola è di origine vulcanica e conserva ancora gli antichi crateri in parte erosi, come testimoniano le insenature della Chiaiolella, del Carbonchio e del Pozzo Vecchio. I materiali sono tufo giallo e grigio e lave di natura basaltica, frutto di diversi tipi di manifestazioni eruttive che si sono svolte tra i 55mila e i 17mila anni fa, anche se tali tipi di attività geologica ci sono stati fino in epoca medioevale.
I diversi elementi della natura hanno lavorato questi materiali vulcanici in tutta Procida, che raggiunge la massima altezza di 91 metri sul livello del mare con il promontorio di Terra Murata, creando coste alte a falesia ma anche baie e spiagge. Paesaggi suggestivi e clima mite tutto l’anno.

Tra le isole del Golfo di Napoli, Procida fu tra le prime ad essere abitata dagli uomini. Nel periodo tra il XVII e XVI secolo a.C. qui arrivano i greci di Micene per lavorare i metalli. Tra l’VIII e il VII secolo a.C. il luogo è abitato dai Cumani, poi dai Romani. Procida diventa parte del territorio di Napoli nel VI secolo d.C. ed è colpita da tante nefaste visite di vari popoli, come i Visigoti di Alarico e i Vandali di Genserico che colpiscono anche la costa. Nel X secolo giungono i primi monaci benedettini che 100 anni dopo costruiscono l’Abbazia di San Michele Arcangelo, centro importante per tutta l’isola. Quindi, è il tempo dei Normanni, nel XII secolo, seguiti dalla famiglia Cossa che acquista nel 1340 la piccola Vivara, l’isolotto vicinissimo a Procida, possedimento nel secolo successivo degli Aragonesi. Dopo di che, nel 1529, giungono i d’Avalos che edificano la cinta muraria e il castello che, con i Borbone, giunti qui nel XIII secolo, diventa in varie epoche palazzo reale e prigione.
Anche se il turismo in ogni stagione è un settore in piena attività, a Procida l’economia si basa anche sulla pesca e sull’agricoltura, visto che qui si ottengono alcuni prodotti d’eccellenza, come il limone e la vite per la produzione del vino rosso Aglianico e il bianco Falanghina, nonché frutta e ortaggi vari.

Tra gli appuntamenti a Procida, grande folla per i riti e le cerimonie della Settimana Santa. Il Giovedì Santo è caratterizzato da una ricca serie di manifestazioni che iniziano con il Lavaggio dei piedi presso la Chiesa di Sant’Antonio da Padova, da cui parte la Processione dei dodici Apostoli, organizzata dalla più antica confraternita dell’isola, quella dei Bianchi o del SS. Sacramento, nata nel 1583. Gli Apostoli, incappucciati e silenziosi, portano sulla spalla una croce sostando in ogni chiesa che incontrano lungo il percorso, il tutto illuminato da grossi ceri. Di grande effetto pure la processione del Venerdì Santo tra le strade isolane fino a Marina Grande, al cui centro ci sono i “misteri”, carri rappresentanti scene della Bibbia, vere e proprie opere d’arte costruite a mano, la cui tradizione va avanti sin dal 1627, introdotta dalla Confraternita dei Turchini.

Alla fine di luglio si tiene la Sagra del Mare con l’elezione della Graziella, cioè la ragazza procidana che meglio potrebbe corrispondere alla giovane di cui si innamorò lo scrittore francese Alphonse de Lamartine nel 1852 durante un viaggio qui: figlia di pescatori, capelli e occhi neri, tipica bellezza mediterranea. Ma lui andò via e lei morì di dolore, facendo in tempo però a inviargli la sua treccia. Ad agosto, l’iniziativa Cortili in musica. A settembre, il premio Elsa Morante, scrittrice che ha mirabilmente descritto Procida nella sua “Isola di Arturo”.Tra dicembre e gennaio, la Festa del vino, concerti, mercatini, rappresentazione del presepe vivente a Marina di Corricella e tour in varie parti dell’isola ad ammirare straordinari presepi artigianali.

L’isola di Procida produce molti alimenti di grande prestigio. Il limone, ad esempio: quello di Procida è più grande rispetto agli altri, e permette di preparare delizie da non lasciarsi sfuggire, come i liquori, limoncello e crema di limone. Nella cucina di Procida, le lingue di suocera, pasta sfoglia ripiena di crema al limone, le fresche granite, i babà imbevuti di limoncello. Da provare l’insalata di limoni, conditi con olio, aglio, peperoncino e foglioline di menta e abbinata a fritti di pesce; il crudo di alici al limone, cioè filetti di acciughe fresche, cotte nel succo di limone e poi condite con olio, aglio, peperoncino e foglioline di menta o prezzemolo.

Un vero must della cucina di Procida è il coniglio alla procidana, cotto con vino rosso e pomodorini secchi.Per il pesce, grande varietà, ma tra i piatti, tutti squisiti, vale la pena senz’altro provare i polipetti veraci con aglio, olio, limone, i calamari ripieni di acciughe, prezzemolo, aglio, uova, pan grattato, le alici indorate e fritte, la zuppa di cozze, vongole, pomodori pelati, acciughe, gamberoni, scampi, aglio, vino bianco, prezzemolo, alloro e origano. Da provare la pizza di scarole, “A parmigiana re mulignane” con melanzane, mozzarella, pomodoro, i peperoni ripieni con mortadella, riso e parmigiano.Per quanto riguarda i vini, come già detto, la Falanghina si sposa con antipasti, primi piatti e secondi a base di pesce che però, in modalità grigliata o fritta, si abbinano bene, dicono i procidani, con il rosso dell’Aglianico, perfetto con carni e coniglio procidano.

Curiosità: secondo una leggenda, sotto Procida è addormentato il gigante Mimante che l’ha scossa un po’ con i suoi sbadigli di fuoco negli ultimi secoli.

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